Per il triennio 2024-2026, il Documento di Economia e Finanza è stato approvato dal Consiglio dei Ministri.
L’approvazione di questo documento programmatico ha fatto chiarezza su alcuni aspetti del programma di governo, in particolare per quanto riguarda lo stanziamento di 3 miliardi nelle casse del Tesoro. Tuttavia, le speranze di chi prevedeva una riforma delle pensioni per superare la legge Fornero sono state deluse, in quanto le risorse del Def saranno destinate alla riduzione della pressione fiscale e all’aumento degli stipendi, piuttosto che alla riforma delle pensioni.
Le stime di crescita del PIL e l’aumento degli stipendi
L’economia italiana è destinata a registrare una crescita positiva con un aumento stimato dell’1% del prodotto interno lordo per quest’anno e un aumento previsto dell’1,5% entro il 2024, secondo il Ministero dell’Economia. Lo scenario tendenziale del PIL prevede una crescita dello 0,9% nel 2023 e dell’1,5% nell’anno successivo. Gli obiettivi di indebitamento netto fissati nel novembre 2020 rimangono invariati, con cifre confermate del 4,5% per il 2023, una diminuzione al 3,7% nel 2024 e ulteriori riduzioni a 3 milioni nel 2025 e a 2,5 miliardi nel 2026.
A partire da quest’anno, un tesoretto di oltre 3 miliardi sarà stanziato per ridurre i contributi previdenziali pagati dai dipendenti con redditi medio-bassi. Questa mossa è simile a quella fatta con la Legge di Bilancio 2023, che ha introdotto uno sgravio del 2% per gli stipendi inferiori a 2.692 euro e del 3% per quelli inferiori a 1.923 euro.
La revisione delle aliquote irpef
La strategia del governo Meloni per diminuire le tasse sui salari prevede una riduzione del cuneo fiscale, che sarà seguita da un’altra riduzione nel 2024 con la revisione delle aliquote Irpef. Di questa revisione beneficeranno anche i lavoratori autonomi e i pensionati, perché si passerà da quattro a tre scaglioni. Tuttavia, non è certo dove verranno reperite le risorse, ed è possibile che la riforma debba ridimensionare la sua proposta iniziale con benefici inferiori a quelli previsti. Le stime più recenti forniscono maggiori informazioni al riguardo.
Riforma del mercato dei capitali e bollette
Giorgia Meloni, durante il Consiglio dei Ministri, ha ribadito che gli sforzi del governo per affrontare la questione del caro bollette sono tutt’altro che conclusi. La questione rimane prioritaria, soprattutto perché dopo l’estate potrebbe verificarsi un nuovo aumento dei prezzi. A tal fine, nella seconda metà dell’anno saranno estesi gli sconti sia per le famiglie che per le imprese.
Il Consiglio dei ministri ha anche discusso la riforma del mercato dei capitali, che mira a semplificarne l’accesso e a stabilire nuove norme che possano sostenere ulteriormente le piccole e medie imprese.
Le sanzioni contro gli attivisti
Il decreto “Pugno duro” è finalmente diventato legge, e questo segna un importante passo avanti nella protezione del nostro patrimonio culturale. La legge impone una multa che va dai 20 ai 60 mila euro a chiunque distrugga, disperda, deteriori, o comunque renda inservibili beni culturali. Inoltre, sono previste sanzioni amministrative accessorie che renderanno ancora più efficace la tutela dei beni culturali.
Questa nuova legge è stata introdotta a seguito dei gesti vandalici compiuti da alcuni eco-attivisti che, in nome della loro lotta, hanno danneggiato o distrutto importanti monumenti e opere d’arte. Con il decreto “Pugno duro”, il governo ha deciso di agire con fermezza per evitare che situazioni come quella di Palazzo Vecchio possano ripetersi.
La protezione del nostro patrimonio culturale è un dovere che abbiamo nei confronti delle generazioni future. La cultura è un bene comune che appartiene a tutti, e il suo deterioramento o la sua distruzione causerebbe un danno incalcolabile alla nostra società. Grazie alla legge “Pugno duro”, possiamo essere certi che i nostri beni culturali saranno sempre protetti e che chiunque osi danneggiarli pagherà un prezzo molto alto.